sabato 1 marzo 2014

PUNTO E A CAPO





Punto e a capo. 

Seduto sul bordo del foglio come un aquila adagiata su una roccia che contempla l’immenso nulla. Il cielo azzurro sopra la mia testa; un pensiero senza pensieri in una mattina di primavera. Aria nei polmoni e il vento sulla pelle. Silenzio, senza via di scampo. Sopra di me le nuvole viaggiavano a velocità ridotta, come se volessero far compagnia alla mia solitudine di idee. Movimenti immensamente piccoli, riflessi di un presente che non esiste quasi. Un sospiro a ricordarmi che invece forse ero vivo. Tutto era sommariamente inutile, anche la devastante bellezza di quella natura. Oltre il mio sguardo si estendeva un mondo che attendeva il mio ritorno. Una passeggiata stanca tra le montagne, una penna senza inchiostro e un foglio bianco. Punto e a capo. 

Nulla. Feci qualche passo in più per vedere cosa c’era aldilà del sentiero, dietro a una roccia che sfidava tutte le leggi della fisica. Decisi di salirci su, per dare un senso al mio vuoto. Salì su e feci quello che forse ti sconsiglierebbero di fare anche in un corso accelerato di arrampicata sportiva. Guardare in giù senza essere appoggiato saldamente a nulla. Un mulinello d’aria catturo il mio respiro cercando di aspirarlo nel profondo. Due passi indietro e uno in avanti. La testa leggera che non riuscivo a farla tornare dritta nel baricentro del mio corpo. Le mie mani cercavano di catturare l’inconsistenza dell’aria. Le gambe stavano cedendo. Un passo in avanti e due indietro. Ancora uno in avanti.
Punto e a capo.  

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