giovedì 13 marzo 2014

LE CONCHIGLIE DEL RE





Un palazzo immenso davanti ai loro occhi, tutt’attorno viali alberati, panchine, giardinieri a lavoro, fontane ed animali in libertà. Tutti e tre avevano una lettera in mano e i loro vestiti, seppur scelti con cura e rattoppati a dovere, stonavano con quel maestoso ambiente che si trovavano di fronte. Dame di corte accompagnate dai servitori passeggiavano lentamente e con la coda dell’occhio osservavano quei tre ragazzi così lontano dal loro mondo, ma gli occhi mal celavano una leggera curiosità. L’ingresso del palazzo ad ogni passo dei tre si avvicinava, mentre un silenzio di stupore aleggiava tra loro. Tre giovani di tre contee diverse avevano ricevuto quella lettera. L’unica cosa che li accumunava tra l’altro. Il più grande andava per i trenta, occhi azzurri e un vestito ben curato, della domenica, si chiamava Mans e stava studiando da avvocato in città, e diverse volte era passato davanti i cancelli di quel palazzo immaginando solo i mille volti e le mille ricchezze dentro quella proprietà, che stupì anche lui dal vivo. Lucas, era anche lui sulla trentina o qualcosa in più, aveva moglie e 7 figli e possedeva da sempre un pezzo di terra nella contea ai piedi del Franas, che la sua famiglia coltivava da secoli, e che dava dei melograni famosi in tutto il regno, ma la prole e i lavoratori da sfamare gli garantivano solo un giusto guadagno. Era la prima volta in vita sua che lasciava la contea e che lasciava la famiglia, incuriosito da quella lettera. Marti era il più giovane, scarsi vent’anni e anche lui coltivava la terra insieme alla madre nella contea del Granbexoi, quando non era in giro a far danni con gli amici; uno sguardo vispo e attento ad ogni minimo particolare e una voglia di vivere che ci avrebbe riempito l’oceano, se avesse potuto. Lui a differenza degli altri era stato costretto dalla madre a seguire le indicazioni di quella lettera; non era cattivo ma quando una cosa non attirava la sua attenzione potevi anche rassegnarti, non l’avrebbe mai fatta neanche sotto tortura. Quella volta però furono le lacrime della madre a convincerlo, una donna sola che oltre a lui doveva sfamare altre tre bambini, e si imbatté in quell’avventura che però ancora lo entusiasmava.
Davanti a loro apparve un uomo curatissimo, molto avanti con l’età, ma il vestito e l’estrema cura ed educazione lo faceva apparire un importantissimo uomo d’affari. Si avvicinò con fare spedito e sicuro ai tre, che si erano bloccati davanti al portone e li fissò seriamente.
“Prego entrate, Sua Maestà, sovrano delle terre del Girmont e della Luvriera, vi attende”
I tre si avviarono sempre in silenzio. La lettera li convocava ma non spiegava nulla. Erano elettrizzati all’idea di essere faccia a faccia con il loro sovrano ma allo stesso tempo impauriti di quello che poteva attenderli.
Il re era lì, seduto dietro a una scrivania, in un salone immenso. I tre erano ritti davanti a lui mentre l’uomo che li aveva accompagnati attendeva accanto a loro. Era un uomo molto vecchio, le rughe gli stavano divorando il volto e gli occhi erano ormai spenti. Aleggiava lo stesso pensiero: un uomo così fragile a capo di un intero regno, da solo. La moglie, la regina, era morta anni addietro insieme a l’unico figlio che stava per dare alla luce. Nessun erede. Di lì a poco si sarebbe scatenata una guerra per la successione, visto lo stato del re quasi in una vivente decomposizione.
“Vi ho mandati a chiamare per un compito. Sono molto vecchio e da anni non vedo il mare. Amo le conchiglie e mi piacerebbe collezionare collane fatte di conchiglie. Mi aiutate?”
I tre si guardarono stupiti e trattennero a stento una risata.
“Sire” fece Mans, l’unico che mostro più sicurezza anche grazie ai suoi studi “credo di parlare a nome di tutti. Una richiesta dal nostro sovrano è un ordine per noi, ma se posso permettermi, perché avete scelto noi? Avete servi in tutto il regno che possono aiutarla meglio di come noi faremmo. Siamo dei sudditi e dei lavoratori, non capisco”
Il re sorrise o almeno ci provo.
“Caro Mans, Lucas e Marti, voglio collane di conchiglie e le voglio da voi. Ne voglio di bellissime, di profumate, di rare. Tutte fatte da voi. Dovete andare nelle spiagge del regno e raccogliere centinaia di conchiglie e fare per me tante collane e composizioni da collezionare per il mio piacere. Avete 3 mesi di tempo. Sto morendo e non posso darvi di più. Tra tre mesi vi manderò a chiamare e voi mi mostrerete le vostre collane. Non ho nient’altro da dirvi potete andare”
I tre erano frastornati ma ridevano. Pensavano alla stranezza di quell’uomo, del loro sovrano, e di quello che li aveva chiesto. Si salutarono dandosi appuntamento dopo tre mesi, con un sorriso ma che celava in ognuno un pensiero diverso.
Mans, per la via di ritorno da casa si fermò in un negozietto in centro, chiese di poter avere una collana fatta di conchiglie, la comprò e torno ai suoi studi, dimenticandosi di quanto gli era accaduto.
Lucas tornò in paese e raccontò la cosa alla moglie che rimase delusa. Entusiasti erano invece i figli più piccoli che da sempre volevano andare al mare. Così la famiglia decise di andare al mare ogni domenica e i più piccini facevano collane per il vecchio re. Ma dopo le prime quattro domeniche Lucas cominciò a dire di no, doveva lavorare e le conchiglie e il mare non sfamavano la famiglia. Ci andarono altre due volte ma poi la tradizione finì.
Marti, raccontò alla mamma l’accaduto, dicendo che aveva un compito importante per il re. Forse per non lavorare la terra o forse perché davvero quella cosa lo entusiasmò, si fece dare tutti i risparmi di una vita, il camioncino con cui la mamma andava a vendere la frutta in paese, e partì verso il mare.
“Tornerò dopo che avrò portato le collane al mio re, nel cuore mio sento che devo farlo.”
Marti si accampò su una spiaggia. La mattina alle 4 era in piedi e sfruttava tutte le ore di luce per raccogliere conchiglie; la sera con la luce del furgone costruiva le collane e le composizioni. Qualche minuto solo per mangiare, qualche tiro a una sigaretta, tre ore di sonno e basta; lavorava ininterrottamente mosso da una scintilla che nemmeno lui sapeva da dove gli venisse.
Arrivo il giorno atteso. Il re su una sedia a rotelle, portata dal suo servo, era in attesa in giardino alle 12 in punto, l’ora dell’appuntamento con i tre giovani. Aveva delle carte in mano e il suo sguardo era sempre più spento. Giunsero insieme Mans e Lucas davanti al sovrano che parve contrariato, vedendo il primo con una collana in mano e l’altro con una piccola busta piena di conchiglie. Un rumore in lontananza. Un motore. Un clacson. A tutta velocità arrivò un furgone che frenò a fatica davanti a loro e ne scese Marti sorridendo, con la felicità di un bambino che aveva fatto una cosa straordinaria. Il furgone era stracolmo di sacchi di iuta pieni di collane, dietro al furgone un altro rimorchio anch’esso pienissimo di composizioni. Il re sorrise e mandò a chiamare cento servitori.
“Bene ragazzi, ora i miei servi conteranno le vostre collane”
Ci volle un secondo per quella di Mans, un minuto per quelle di Lucas, sei ore e cento servitori per quelle di Marti, che era felicissimo. Alla fine il re si alzò e li fissò per interi minuti mentre tutti erano in attesa. Mans e Lucas volevano solo tornare a casa e far finire quella pagliacciata e ridevano del giovane che si era impegnato tanto per nulla; Marti invece voleva un premio, come per i giochi dei bambini e quasi era triste al pensiero che avrebbe dovuto lasciare tutto il suo lavoro lì.
Il re li fisso ancora un momento, guardò i fogli che aveva in mano e si accinse a parlare.  
"Sapete, sto morendo. La mia povera moglie, la vostra regina, mi ha lasciato portandosi con se l'unico figlio che ha saputo darmi e che non ho mai conosciuto. Ora a pochi mesi, pochi giorni o forse poche ore dalla mia morte il nostro regno non sa ancora a chi verrà affidato. I miei ministri e i miei diplomatici si stanno sfregando le mani da mesi e stanno diventando tutti più zerbini e produttivi, credendo che io nomini sovrano uno di loro. Ma non sanno che io, prima di essere re e sovrano di queste terre, sono un uomo, con le sue passioni e le sue debolezze. Nei miei lunghi viaggi nel regno ho avuto tante donne. Contadine, prostitute e mogli fedeli. Voi figlioli, siete tre frutti di tre mie relazioni illegittime. Io sono vostro padre. Da lontano vi ho seguito, ho aiutato le vostre famiglie a crescervi e a farvi stare bene. Ora per me è giunto il momento di uscire di scena e farvi conoscere al mondo. Pretendo che il mio sangue continui a regnare, anche se macchiato da infedeltà coniugale. Torniamo a noi e alle nostre conchiglie."
I tre giovani stavano iniziando a capire e una strana eccitazione aleggiava, mentre il re cominciò a prendere e ordinare i fogli e continuò.
"Mens, i miei servi hanno contato per te 5 conchiglie, e vista la fattezza della collana, è una composizione acquistata sicuramente in qualche bancarella del regno. Ti ho seguito e sei un ragazzo serio e volenteroso, ami studiare e non ti piace perdere tempo in attività che non ti portano nulla nell'immediato. Io spero che questa esperienza ti insegni a dare importanza anche a quello che è importante per le altre persone e a dedicare del tempo non solo a te stesso ma anche ad aiutare il prossimo. Ora ti firmerò questo atto notarile regio che ti renderà proprietario di 5 palazzi nella capitale. Potrai rivenderli, guadagnarci affittandoli o fare del bene, come vuoi. Questo e per te figlio mio!"
Mens sorrise e rimase senza parole pregustandosi il denaro che avrebbe guadagnato.
Il re fisso Lucas e prese un altro foglio, mentre Mens e Marti restarono attenti ad ascoltare.
"Lucas  i miei servi hanno contato per te 100 conchiglie, e vista la fattezza delle 20 collane realizzate, deduco che non le hai fatte tu, ma mani di bambino. Forse i tuoi figli. Ti ho seguito da sempre e sei un uomo buono, un lavoratore che non si perde nei peccati, hai una famiglia che ti vuole bene e dei figli fantastici. Io spero che questa esperienza ti insegni a non perdere di vista la famiglia e il divertimento con loro. Fra qualche anno, quando non avrai più la forza di lavorare la terra, sarà troppo tardi per giocare con i tuoi figli e costruire con loro collane di conchiglie e andare al mare. Cresceranno e avranno una famiglia anche loro, un lavoro, una vita. Nessuno ti ridarà più i giochi e le loro risate. Impara che oltre al lavoro c'è la famiglia che ha bisogno di te. Ora ti firmerò questo atto notarile regio che ti renderà proprietario di 100 ettari di terra e di 20 esperti agrari pagati dal re che ti aiuteranno a coordinare il lavoro e i tuoi lavoratori, così avrai tempo per i tuoi figli."
Lucas sprizzava gioia pensando a quella terra che significava guadagno in più e alla possibilità di avere tempo per sè; un po’ godeva del fatto che gli era andata meglio che a Mens, che ora stava mordendosi i gomiti alla prospettiva che sarebbe bastato comprare qualche collana in più per essere ancora più ricco, ed era spaventato al pensiero di Marti e delle sue conchiglie, ora toccava a lui.
Il re prese l'ultimo foglio e cominciò.
"Marti, i miei servi hanno contato per te 12 milioni 760 mila conchiglie, e vista la fattezza delle migliaia e migliaia di collane realizzate, deduco che ne sei tu l'autore. Sei un ragazzo sveglio, attento, legato alla famiglia anche se la tua età ti porta a volte a fare cavolate, ma come in questo caso sai dimostrare che se hai un obiettivo non ti ferma nessuno. Ora non so se è un caso o il volere di qualche dio, ma il mio regno si estende per 12 milioni 760 mila ettari di terreno ed è abitato da migliaia e migliaia di sudditi, perciò ecco il mio testamento e il mio ultimo volere. Sarai il re e sovrano delle terre del Girmont e della Luvriera! Lavora alacremente e costantemente come hai fatto con le conchiglie e unisci e tieni costantemente legati tra loro i migliaia di sudditi, e sarai un re buono come me. Ora voi due tornate dalle vostre famiglie e spiegate il motivo per cui amo tanto le conchiglie, tu Marti aspetta qui, devi prepararti all'incoronazione."

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